Il venditore che non vende è soggetto a crisi. Questo però capita anche anche al quel venditore che, pur vendendo, si vede tagliata, suo malgrado, la propria area di competenza con conseguente riduzione delle vendite e decurtazione nei guadagni; anche l’azienda ben governata, ma con padroni avidi, può ritrovarsi, in tempi più o meno brevi, con notevoli perdite di mercato; oppure un prodotto esce dal mercato e manda in crisi chi lo vende; ed in ultimo, ma non in ordine di importanza, altri milioni di casi spesso riconducibili a complicati lambicchi di pensiero.
I lambicchi più deleteri?
Quelli che più di tutti portano alla crisi?
Considerare proprio quello che non lo è.
L’unica vera proprietà è il proprio giudizio.
Ma come gestire questa proprietà?
Liberandola da ogni PREgiudizio.
Non meno importante è il pensiero e l’azione che come unico e ultimo fine ha quello di perseguire il proprio esclusivo “mero” vantaggio. Questo intrinsecamente non è sbagliato, anzi è naturale. Ma va detto che il proprio “vero” vantaggio è solo quando, dalle nostre azione, non scaturisce alcun danno a quello che chiamiamo “ambiente circostante”.
Forse anche qui meglio precisare: per ambiente si intende tutto ma proprio tutto.
Ci si chiede: ma è possibile raggiungere questo risultato?
Non conosco essere vivente che abbia raggiunto tale livello.
Ma allora?
Tendere a questo obiettivo, anche se forse non raggiungibile, è indubbiamente meglio che non occuparsene. La sola azione del tendere porta, inevitabilmente, a qualche piccolo successo che si tramuta sempre in un grande beneficio, prima per noi stessi e come naturale conseguenza, anche per altri.
Anche la crisi, come ogni oggetto, ha due lati: se ne vediamo uno si sbaglia, se si vedono entrambi, grazie ad una visione d’insieme, la crisi scompare.
In sintesi ogni crisi deriva esclusivamente dall’irrigidimento del proprio pensiero e da una visione ristretta dell’ambiente in cui la crisi appare.